LA UNIVERSIDAD DE SAN MARTÍN DE PORRES VOLVIÓ A GANAR PREMIOS GOURMAND.

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Cusco, El Imperio de la Cocina de Rosario Olivas Weston obtuvo el premio a Mejor Libro de Historia Culinaria del Mundo, Chicha Peruana, una bebida, una cultura compilado por Rafo León obtuvo el premio Mejor Libro de Historia de Bebidas, y el libro Peruvian Potato, History and Recipes de Sara Beatriz Guardia en segundo lugar como el Mejor Libro de Cocina Traducido.







- Edouard Cointreau, Sara Beatriz Guardia, Bo Masser.












- Edouard Cointreau entrega el premio a Mejor Editor de Libros de Gastronomía al Dr. Johan Leuridan Huys.
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SERGE LATOUCHE, GIGLIOLA BRAGA (ITALIA)

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Qualche giorno fa ho partecipato a un incontro con il francese Serge Latouche che non conoscevo e di cui distrattamente avevo sentito parlare in passato. E’ un sociologo, economista, filosofo, teorico della decrescita, termine a me fino a non molto tempo fa sconosciuto, ma che da subito, fin dall’invito ricevuto per l’incontro, ritengo interessante e sconcertante al tempo stesso. La mia curiosità di conoscere meglio il punto di vista di Latouche cresce nel corso della serata per la singolarità delle teorie che espone. Mi sembra addirittura che il mio respiro si fermi quando lui comincia a parlare con toni nuovi per me di “rallentare”, di “sopravvivere allo sviluppo”, di “sciagurata teologia del PIL”, della sua proposta per il ritorno a una naturalità che io sento profondamente e alla quale lui stava dando voce e corpo. Il suo motto? “Vivere con meno è facile e perfino divertente”. Un ritorno alla preistoria sociale ed economica? No, semplicemente un riappropriarsi della propria vita, quella vera, in contrapposizione all’economia globalizzata dello sviluppo che obbliga alla corsa, al consumismo, alle leggi di mercato, le quali impongono di produrre e di cambiare: l’auto, il telefonino, il televisore, il computer, anche se funzionano ancora benissimo. Altrimenti sei out, inadeguato. La sua idea è: “Ritroviamo il piacere della vita, prima dell’ansia di fare”. Non distogliamo l’attenzione dalle origini facendoci imbrigliare dal vortice dell’usa e getta, della superficialità e delle logiche di mercato distanti dalle reali necessità. Il suo obiettivo è “rallentare, offrire alternative per concentrarsi sulla qualità della vita”. La decrescita non vuol dire tornare all’età della pietra, ma solo a quarant’anni fa, quando è cominciata la frenetica e affannosa rincorsa al cosiddetto “benessere”. La decrescita non implica “stare peggio”, ma stimola alla riflessione, per valutare cosa sia realmente il benessere, in termini individuali, sociali ed economici.

Mi sembra di sentire nelle sue parole un’affinità per le leggi della natura che spesso io, nonostante tutto, rischio di dimenticare e prevaricare con la stessa superficialità che mi accomuna ai miei contemporanei, ma che non possono essere ignorate in nome del “progresso” o della presunta superiorità del genere umano sugli altri esseri viventi e sugli equilibri naturali. Sono estremamente convinta di questi principi che forse Latouche tratta solo marginalmente durante l’incontro, ma che mi vengono evocati dalle sue parole perché questi pensieri a volte mi assalgono nella frenesia del mio lavoro… Appunto!

Insomma, Latouche propone un nuovo modello sociale in cui gli sprechi vengono considerati tali e non semplicemente una caratteristica e una prerogativa del nostro tempo. E’ coerente con le sue teorie: mi dicono che si sposta solo in treno in giro per l’Europa; vive a Parigi e sui Pirenei, in una vecchia casa in pietra che lui stesso ha rimesso a posto; non drammatizza sulla sue ginocchia calcificate e sui piedi malandati che gli impongono il bastone: “E’ giusto così, con il passare degli anni…”. Non usa espressioni simboliche, unisce la sua esperienza al sano buon senso che oggi va svanendo, ma di cui molti probabilmente vorrebbero riappropriarsi.

Come molti abili comunicatori, a volte utilizza il cibo per trasmettere meglio alcuni concetti, in modo semplice e tranquillo, come lui stesso appare nella sua struttura robusta e asciutta. “Il 30% della carne dei supermercati si butta; usiamo acque che vengono da lontanissimo, nonostante ci siano buone sorgenti vicine; mangiamo frutti esotici e buttiamo quelli locali; mangiamo il triplo del necessario ”. E qui mi sento pienamente chiamata in causa. Penso infatti quanto lo stesso potere economico abbia influito sulle disponibilità alimentari, sul tipo di offerta, sulle nostre abitudini quotidiane e in definitiva sulla nostra salute. Abbiamo lo stesso bagaglio genetico dell’uomo preistorico e mangiamo in modo completamente diverso dal passato. L’evoluzione è un fenomeno troppo lento per essere già in linea con gli alimenti attuali. E questo comporta un costo, sia umano sia sociale, per gli squilibri che crea in un organismo, il quale si ritrova a dovere utilizzare fonti difformi ed estranee alle sue capacità. L’adattamento che sa sicuramente mettere in atto richiede tempi troppo lunghi per essere efficace nell’immediato. Si evidenziano così patologie oggi purtroppo in aumento.

La copiosa e allettante offerta di cibo nei Paesi cosiddetti industrializzati costituisce un ulteriore peggiorativo perché, in questo contesto generale, rischia di perdere e di far perdere di vista il reale ruolo biologico del cibo, il quale non è una manifestazione di potenza economica, come a volte sembra essere nei carrelli della spesa stracolmi, ma è una necessità imprescindibile dalla vita. Una piacevole necessità. Che senso ha comprare oltre il necessario, per confinare nel frigorifero ogni genere di cibo che poi si deve buttare perché inevitabilmente va a male?

I temi trattati da Latouche hanno questa lunghezza d’onda. Mi accomuna a lui un’idea: il vero sviluppo non è quello socio-economico che comunemente si intende, cioè l’ansia di avere. Il vero sviluppo è coltivare l’essere, cioè l’uomo. E’ la crescita di un mondo in sintonia con le sue leggi naturali, le quali sono da tenere in giusto conto, per non danneggiare il proprio futuro con scelte ottuse e fallimentari nel tempo. Si può parlare di vero sviluppo solo quando non si non rovina l’uomo, la società in cui vive e il mondo in cui si muove. Per esempio, che senso ha produrre grassi artificiali come gli idrogenati, utili all’industria per la preparazione di prodotti che devono mantenere a lungo la freschezza, ma dannosi all’uomo? Perché intensificare certe coltivazioni e preparazioni per immettere sul mercato globale quantità spropositate di vegetali e di prodotti che non rispecchiano più la reale necessità, la naturale e sacrosanta biodiversità, i ritmi stagionali, il gusto, la territorialità? Per lo sviluppo? Di cosa? Del PIL, dei conti in banca, dei poteri economici. Non certo dell’uomo.


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LE CARRÉ DES FEUILLANTS

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Dirigido por el prestigioso chef Alain Dutournier, Le Carre des Feuillants es uno de los mejores restaurantes de Francia, ubicado entre la Place Vendôme y el Jardín de las Tullerías. Alain Dutournier nos ofrece aquí una cocina de especialidades: Homard bleu en feuille de riz (otoño-invierno); Tendron de veau de lait dans son jus truffés (primavera-verano), y Ravioles de mangue aux fruits de la passion, entre otros, acompañados con una excelente carta de vinos. A pesar de estar en el centro de París (14,rue de Castiglione, 75001), al interior de Le Carre des Feuillants se respira la calma y armonía que el arquitecto y pintor Alberto Bali ha sabido impregnar en sus cuatro salas, con tonos suaves y elegantes. El gran salón está decorado con obras de Alechinsky y Titus Carmel que ha cubierto las columnas de acero. El diseño de las sillas, las mesas, aparadores, y por supuesto la vajilla es también de Bali. Un día antes de la celebración en París de los premios Gourmand World Cookbooks Awards, Edouard Cointreau, extraordinario anfitrión y presidente de la prestigiosa Gourmand invitó a un grupo de amigos a cenar en Le Carré, noche en la que nos deleitó con la magia del lugar y el exquisito sabor de la cocina francesa de Alan Dutournier.



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MOUMTON ROTHSCHILD, THE MUSEUM OF WINE IN ART

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Sandrine Herman
Julien Pascal
Photographs by Peter Knaup


Foreword by Philippe de Rothschild Extraordinarias obras de arte del Museo de Vino y Arte del Chateau Mouton Rothschild en Bordeaux conforman este libro de la belleza y el talento. Desde el período helenístico con su mascara de Dionisio que data del II siglo A.C., las preciosas miniaturas de jade incrustadas de rubíes y esmeraldas de la India, la cerámica china con sus quietos diseños, figuras en terracota del arte islámico y oriental, bronce, tapices, esculturas, vasos, copas, jarras, y otros utensilios nos hablan de siglos de arte coleccionados por más de 150 años por la familia Rothschild.























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"HAY UNA RELACION DIRECTA ENTRE COMER, BEBER YAMAR".

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"Hay una relación directa entre comer, beber y amar".
Nativel Preciado
Tiempo, 4 / 11 / 1996.
Manuel Vázquez Montalbán.


Manuel Vázquez Montalbán ha escrito un espléndido relato, La Gula, donde mezcla gastronomía, teología y marxismo a través del monólogo de un exquisito gourmet que naufraga en una isla desierta. Este robinson, que había sido obispo en El Vaticano, se ve obligado a inventar sus propias teorías gastronómicas, en las que adquiere un simbólico protagonismo el bacalao que Dios le envía. El bacalao, una momia conservada en salazón, puede convertirse, gracias al ingenio culinario, en un alimento prodigioso, como el maná caído del cielo. Vázquez Montalbán, que como se sabe es un gran aficionado a la gastronomía, propone una inteligente asociación de ideas entre guisar, comer, beber y amar. Y de eso trata otro de sus libros, Recetas inmorales, que acaba de publicar la editorial Afanias y cuyo objetivo es lograr fondos en beneficio de personas con deficiencia mental. En contra de lo que algunos puedan pensar, no hay contradicción entre la moral hedonista del autor de Un polaco en la corte del rey Juan Carlos y la generosidad solidaria que supone trabajar para una causa altruista.

—¿Qué le llevó a mezclar en el mismo guiso la cocina, la teología y el marxismo?
—Me pidieron un libro sobre la gula y se me ocurrió escribir el relato de un náufrago que era un obispo encargado de las finanzas de El Vaticano y, además, un exquisito gourmet. Lo he subtitulado Reflexión de un robinson ante un bacalao seco porque, para mí, el bacalao es un prodigio marxista. Cuando era joven, un grupo de marxistas organizamos un viaje de Madrid a Palencia en busca de un tipo al que habían visto con el libro de Sartre Tránsito de la cantidad a la cualidad. Queríamos ficharle para la organización. El caso es que, desde mi punto de vista, el bacalao ejemplariza ese tránsito de la cantidad a la cualidad. Un bacalao seco es como una momia, pero se mete en agua y se transforma en otra historia. Sólo a un genio se le ocurre remojar la momia, utilizar el agua del hervor, moverlo con un poco de aceite y ajos para convertirlo en bacalao al pil pil. De ahí sale todo un discurso teológico.

—¿Por qué ha titulado otro de sus libros "Recetas inmorales"?
—En cierta ocasión me dijo Dalí que con Greta Garbo sólo se podía comer lenguado a la plancha. Entonces me puse a pensar qué comería yo con determinadas mujeres. De ahí surgió la idea de asociar la erótica con la gastronomía. Así como existen las asociaciones de ideas, también se dan las asociaciones totalmente arbitrarias entre guisar, comer y amar.

—¿Y por qué esa combinación ha de ser inmoral?
—Todo lo que hace referencia al placer es gozosamente calificado de inmoral. Para los moralistas, sólo el sufrimiento es moral. En las religiones hay ayunos, cuaresmas y ramadanes. Estoy en contra de todas ellas -la católica, la islámica y la neoliberal- porque, al defender valores absolutos, acaban siendo totalitarias.

—¿Cree que las pasiones responden a la teoría de los vasos comunicantes?
—No se puede generalizar, pero hay un relación directa entre comer, beber y amar. Especialmente la bebida conduce a la cama porque desinhibe y los esfínteres se abren en función del ambiente. La cantidad de veces que he tenido éxito en esos territorios ha sido por lo favorable del clima; me he atrevido a hacer propuestas que sin esa situación gastronómico-etílica hubieran sido impensables.

—¿Existe la cocina afrodisiaca?
—Está demostrado que no existe la cocina afrodisiaca. Lo importante es que la ceremonia de compartir una comida se convierta en un acto afrodisiaco en sí mismo.

—¿La gula puede ser un placer solitario?
—Si es solitario, se convierte en un placer de lo más mediocre. El tío que se guisa un plato y se lo come solo es un onanista. La gula o es comunicación o no tiene ningún valor. La comunicación implica una apropiación porque siempre implica convencer a alguien y nunca el receptor es tan fuerte como el emisor. En el juego de propuestas de la sensualidad siempre hay uno que persuade y otro que es persuadido Ahí está la gracia del asunto. En toda propuesta sensorial hay una intención sexual.

—¿Se fía usted de la gente a la que no le gusta comer?
—No puedo generalizar. Antes yo era muy dogmático en este sentido, hasta que descubrí anoréxicos maravillosos.

—¿Hay alguna comida de la que no pueda prescindir?
—En el fondo, uno puede prescindir de todo. Sin embargo, en la vida de todo escritor hay un Rosebud como el de Ciudadano Kane. Recuerdo un día que estaba sentado en el portal de mi casa, frente a la panadería, y vi salir a mi madre con un pan caliente y un cucurucho de aceitunas negras. Me dio un trozo de aquel pan con aceitunas. Eran los años cuarenta. Asocio el placer con el pan caliente y las aceitunas negras; es mi Rosebud.



—¿Ha visitado todos los templos gastronómicos?
—No, me falta Robuchon. La primera vez que fui a Girardet estuve muy condicionado por mi carencia de francos suizos. Y es que cuando pedí el menú me dijeron que no admitían tarjetas de crédito. Tuve que pagar con los francos franceses que llevaba y me tuve que zampar un menú condicionado a esa moneda. La segunda visita la hice más liberado.

—¿Qué va a quedar de nuestra maravillosa cocina mediterránea después de Maastricht?
—Empecemos por aclarar una falsificación: dicen que la dieta mediterránea se basa en el aceite de oliva y eso es mentira. En buena parte de la cocina catalana y valenciana se emplea la manteca de cerdo. Reivindicar una cultura alternativa en torno al aceite de oliva es puro voluntarismo. Respecto a Maastricht, si es una imposición de los eurócratas, no debemos preocuparnos porque gracias a las tarjeta de crédito están aprendiendo a comer.





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UNA FIESTA DEL SABOR - PERIGUEUX 2001

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Sara Beatriz Guardia. Una fiesta del sabor. El Perú y sus comidas. Premiado en Périgueux, Francia, por Gourmand World Cookbook Awards: Mención Honrosa Mejor Libro del Mundo 2001; Mejor Libro en todas las categorías de América Latina 2001.
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LA FLOR MORADA DE LOS ANDES - SUECIA 2005

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Sara Beatriz Guardia. La Flor Morada de los Andes. Premiado en Suecia por Gourmand World Cookbook Awards: Mejor Libro de Gastronomía del Mundo (América Latina) 2004. Mejor Libro de Historia Culinaria; Tres Estrellas Obra Maestra.
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LA FLOR MORADA DE LOS ANDES - FRANKFURT 2008

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Sara Beatriz Guardia. La Flor Morada de los Andes. Premiado en Frankfurt por Gourmand World Cookbook Awards: Mejor entre los Mejores Libros publicados en los últimos doce años, 2008.



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PERUVIAN POTATO - PARIS 2009

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Sara Beatriz Guardia. Peruvian Potato. History and Recipes. Premiado en París por Gourmand World Cookbook Awards: Mejor Libro Traducido (segundo lugar), 2009.
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PANES DE ALTURA, Andrés Ugaz

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En Perú, según estudios de Antúnez de Mayolo, se elaboraba un pan que en quechua se traduce como ttanta. Éste era una suerte de pan a base del salvado de Maíz, sin levadura que se conservaba por un largo período tiempo y servía para completar la comida. El trigo entró al Perú por la costa, a mediados del siglo XVI, más exactamente se tiene conocimiento de la transacción de este artículo desde 1548, porque “en 1547 aún no se consumía pan fabricado de trigo, sino de maíz”
Al encontrarse ambos panes, el de maíz y el de trigo, recorrieron cada uno su propio camino, menospreciándose o no, pero sí compartiendo el mismo tiempo y la misma geografía, paralelos en un momento, independientes, y poco a poco amasándose en una misma artesa de madera. Conviviendo y escribiendo parte de la historia del mestizaje, quizá la menos violenta y mas sabrosa.
La conquista impuso la superposición del trigo sobre el maíz y la quinua, como insumos básicos para la elaboración del pan, iniciándose un verdadero sincretismo de sabores y técnicas, que nos permite contar ahora con una infinita gama de panes: en variados tamaños, formas, texturas y aromas. Destinado para el consumo cotidiano así como para festividades sagradas y profanas, cada región del Perú tiene sus panes tan particulares como su gente, ciencia, credo e historia.
Es así que podemos encontrar en nuestras regiones panes a base de insumos andinos, como la kiwicha y la maca. Además de panes con cebada de los andes cajamarquinos o panes con sabor a papas nativas, camotes y quinua. En el Perú de adentro los panaderos experimentaron, erraron y luego crearon uno de los mosaicos más importantes de la región andina. Representaron en las Wawas - panes en forma de bebes- al vehiculo que comunica a los vivos y a los muertos, además de las chaplas. panes interminables de nuestra sierra centro y sur, donde podemos reconocer variantes en Arequipa y su pan de tres puntas, el pan anís de Concepción y los bollos de manteca y semitas en Ayacucho. Encontramos también panes leudados con el fermento de la yuca en la amazonía, y panes crocantes de casi toda la costa que acompaña, prolonga y maridan con los sabores locales. A mas sabores de una cocina, mas variedad panes, por ello se puede entender que el Perú sea un país con una tradición panadera.

Recetas:

  • Roscas con Azúcar (Abancay)
  • Pan de tres puntas (Arequipa)
  • Pan Chuta (Cusco)
  • Chapla (Ayacucho)


ABANCAY
ROSCAS CON AZUCAR


Ingredientes:

  • 3 kilos de harina de trigo
  • 50 gramos de azúcar
  • 250 gramos de manteca
  • 25 gramos de levadura
  • 25 gramos de mejorador
  • 25 gramos de sal
  • 1.5 litro de agua
  • Azúcar listo para espolvorear.
1. Para preparar la masa disponer en un tazón la harina en forma de corona.

2. Colocar en el centro el azúcar, la manteca, el mejorador, la sal, la levadura y mezclar. Verter el agua de a pocos hasta obtener una masa homogénea.

3. Cortar la masa en bollos de 350 gramos y dejar reposar cubiertos con papel film por 15 minutos.

4. Dar forma de aros y dejar que fermenten hasta que aumenten de dos a tres veces su tamaño

5. Antes de llevar al horno espolvorear con abundante azúcar.

6. Disponer los aros sobre placas enmantecadas.

7. Precalentar al horno a 200º C y hornear durante 25 minutos.



AREQUIPA
PAN DE TRES PUNTAS

Ingredientes:

  • 2.5 kilos de harina sin preparar o panadera
  • 50 gramos de levadura
  • 50 gramos de sal
  • 50 gramos de azúcar rubia
  • 50 gramos de manteca
  • 1.4 litros de agua

1. Cernir la harina en un tazón, agregar el azúcar y la sal. Hacer un agujero en el centro.


2. Diluir la levadura en una taza de agua tibia. Reservar

3. Derretir la manteca a fuego medio. Reservar.

4. En el agujero central disponer la manteca derretida, la levadura y el resto del agua. Integrar todo con movimientos envolventes hasta obtener una masa homogénea.

5. Volcar la preparación sobre la mesa ligeramente Enharinada y amasar manualmente por 20 minutos asta lograr una masa suave.

6. Cubrir la masa con papel film y dejar fermentar por 5 horas.

7. Dividir la masa en porciones de 100 gramos, formar bollos y dejar reposar por 15 minutos.

8. Estirar cada bollo y darle forma triangular.

9. Llevar a horno precalentado a 260º C por 22 minutos. Colocar en el horno una bandeja con agua para generar vapor.


CUZCO

PAN CHUTA

Ingredientes:


  • 3 kilos de harina de trigo nacional
  • 350 gramos de manteca
  • 400 gramos de azúcar
  • 1 huevo
  • 8 gramos de anís
  • 8 gramos de canela molida
  • 3 mililitros de esencia de vainilla
  • 1.2 litro de agua
  • 7 gramos de mejorador (opcional)
  • 15 gramos de sal 400 gramos de harina integral

1. Disponer en un tazón la harina, la sal, el azúcar, el anís, la canela y el mejorador.

2. Hacer un hueco en el centro y agregar allí la manteca, el huevo, la esencia de vainilla y el agua.

3. Amasar durante 12 minutos hasta formar una masa ligosa. Dejar descansar por 10 minutos.

4. Cuando este lista la masa dividir en porciones de 500 Gramos.

5. Formar bollos y estirarlos en forma de discos.

6. Dejar fermentar sobre una placa cubierta de papel film, hasta que dupliquen su volumen.

7. Decorar cada pieza con harina integral.

8. Llevar a horno previamente precalentado a 180ºC por 28 minutos.


AYACUCHO

CHAPLAS

Ingredientes:


  • 3 kilos harina sin preparar
  • 16 gramos de levadura
  • 150 gramos de azúcar
  • 45 gramos de sal
  • 16 gramos de anís
  • 2.1 litros de agua

1. Colocar en un tazón la harina, la levadura, el azúcar, la sal y el anís.

2. Agregar de a pocos el agua e ir mezclando hasta obtener una masa homogénea.

3. Volcar la masa a la mesa y trabajarla durante 10 ò 15 minutos, hasta obtener una masa finamente ligosa.

4. Cubrir la masa con papel film y dejarla reposar por 20 minutos.

5. Dividir la masa en porciones de 50 gramos y bollar.

6. Aplastar cada uno de los bollos y formar discos.

7. Precalentar el horno a 200º C y hornear durante 12 minutos. Colocar en el horno una bandeja con agua para generar vapor.



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POTATO AND REBLOUCHON BAKE. ALAN COXON (INGLATERRA). MEJOR RECETA DEL CONCURSO LAS MEJORES RECETAS DE PAPA DEL MUNDO, USMP

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Alan Coxon shortlisted finalist for Britain’s development chef of the year Award!


TV Celebrity Chef, Food Archaeologist, Author and food and Travel writer Alan
Coxon’s has just been nominated and shortlisted by the Craft Guild of Chefs for the “ Development Chef of the Year award 2009”.
Now in their 16th year, the Craft Guild of Chefs Awards have become the chef’s ‘Oscars’, and the coveted accolades that recognise and reward the leading talent working in kitchens and the food industry across the UK.

More than 600 guests are expected to attend the grand event in London who will witness a group of extraordinary chefs - nominated by their peers and judged by the Craft Guild of Chefs for their outstanding work across 14 different categories.
The awards will be presented by Sophie Countess of Wessex.

Alan has spent 10 years working on the development of his Historic Food range that includes the Unique 15th century mediaeval Old English “Ale-Gar” Roman and Ancient Greek Vinaigres and has now extended the historic collection to over 10 new products .

Alan, who’s Historic Food range won at the Midlands Business Innovation Awards of the year , also won the Caterer and Hotelkeeper Innovation Award , and the coveted Gold winner of winners award , and within 48 hours of launching his pickles and chutney range his Golden Roman beetroot was shortlisted for Heart of England Fine Food Diamond Award.
This is in addition to his two wins at the International “Best Potato Recipe of the world” title ( held in Peru ) Alan came first in the Chefs Category and an hennery award for the writers category.

In June 2008 Alan Launched his Unique range of Heirloom Vinegars and Mediaeval 15th century Old English Ale-Gar at the New York Fancy food fair and obtained an Importer and distributer in the form of European Imports ,who deal directly with wholesalers and retailers across the entire United States of America , in addition to this Alan`s food range is now available in the UK , South Africa, Scandinavia, New Zealand, Spain, and France, .

For more information about Alan and his fantastic products and recipes, visit www.alancoxon.com.

Alan Coxon is one of the most respected chefs within the industry and was voted amongst the top 10 TV Chefs of the World in a poll commissioned by BBC Food in 100 countries.
Winner of the best potato recipe of the world 2008.


Potato and Reblouchon Bake



Servings: 2-3
Level of difficulty: Easy
P
reparation Time: 15 minutes
Cooking Time: 25 minutes


  • 50g Butter
  • 1 onion, diced
  • 200g finely sliced smoked ham, cut into strips
  • 1000g Desiree or King Edward potatoes, boiled but still holding their shape salt and fresh ground black pepper
  • 1/2 Reblochon cheese , (halved across the cheese so that the half is circular)
  • 2 large garlic cloves, roughly chopped
  • 8 fresh rosemary sprigs
  • 3 tbsp fruity white wine
  • 1 tsp ground mustard powder
  • 1 tsp Smoked Paprika
  • Dressed mixed green salad leaves (rocket, watercress, lamb's lettuce, baby spinach), to serve



Method



1. Preheat the oven to 180°C/gas 4.

2. Melt the butter in a heavy based, circular, ovenproof frying pan.

3. Add the onion and fry gently for 2-3 minutes.


4. Add the ham and fry, stirring, for 2 minutes.


5. Carefully slice the potatoes into rounds and add them to the pan. Season with salt and freshly ground pepper and stir gently, taking care not to break the potato slices.


6. Level off the potato mixture and place the Reblochon on top.


7. Stud the cheese with the garlic and rosemary, then drizzle over the white wine.

8. Dust the dish with the mustard powder and paprika then bake in the oven for 15 - 20 minutes. Serve hot from the oven.


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QUINUA 'RISOTTO' BLENDS TRADITIONS OF PERÚ. MARLENA SPIELER (ESTADOS UNIDOS)

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Green Onion & Sharp Cheese Quinotto , Marlena Spieler
Serves 2 as a main course, 4 as a side dish or starter.
I like to serve this with an Amazon jungle-inspired salad: watercress, mizuna, hearts of palm, grape or cherry tomatoes, and strips of a jerky-like dried meat or diced crisp bacon.
  • 1 cup quinoa
  • 3 cups hot diluted broth (a combination of boiling water and low-sodium broth such as vegetable or chicken)
  • 3 green onions, thinly sliced
  • About 3 ounces shredded sharp Cheddar cheese + extra to gratinee
  • About 1 ounce shredded Parmesan or similar cheese
  • 2 heaping tablespoons cottage cheese, ricotta or low-fat/fat-free sour cream
  • Kosher salt, black and red pepper, to taste
  • A grating of fresh nutmeg

Instructions: In a heavy nonstick frying pan over medium-low heat, lightly toast the quinoa until it turns slightly golden, about 5 minutes. Pour in 1 cup of broth, stirring as you go. When it has absorbed, add more liquid, a little at a time, in the same style as risotto, with less stirring. Add more liquid when the grains look as if they have absorbed all the liquid in the pan. Cook this way for about 10 minutes.

When the grains are just tender, another 5 minutes or so, add a little more liquid, and stir in the green onions. Cover and remove from the heat. Allow the quinotto to rest for 5-10 minutes, then add the cheddar, Parmesan, cottage cheese, salt, black and red pepper, and nutmeg.

Let sit for 5 to 10 minutes to melt the cheese, then fluff up the grains with a fork to gently combine. If the cheese hasn't melted, return the quinotto to a medium-low heat until it has. At this point you can serve it as is, or spread into a gratin dish or other flat pan, sprinkle with extra shredded cheese, and broil until gratineed.

Per main course serving: 543 calories, 35 g protein, 65 g carbohydrate, 17 g fat saturated), 33 mg cholesterol, 630 mg sodium, 6 g fiber.

Wine pairing: Cheese - slightly gooey and definitely palate-coating in this dish- calls for a wine with some acidity to cut throughit. Add bubbles and the pairing will be even better. Spanish Cava or a brut sparkling wine might get you through a bowlful.

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SEPIA CON PATATAS. Remei Ribas (España)

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  • Patatas
  • 1 Sepia
  • 1 Cebolla
  • 1 Cabeza de ajos
  • Perejil
  • Tomate
  • Caldo de pescado
  • Aceite
  • Sal
  • Guisantes (opcional)
  • Almendras tostadas
  • Allioli (opcional)

Limpiar y cortar la sepia.
En una cazuela de barro pondremos aceite e inmediatamente la sepia, añadimos la cebolla picada muy fina y en unos minutos agregamos un par de ajos cortados y tomate triturado, removiendo de vez en cuando.

Si agregamos guisantes es conveniente hervirlos aparte y dejarlos enfriar en la misma agua de cocción, para que queden enteros.

Cuando la sepia esté blanda añadir las patatas cortadas, las cubrimos con caldo de pescado o el agua de los guisantes, dejando que hiervan con la cazuela tapada.


Cuando falte poco para que las patatas estén cocidas añadiremos los guisantes.
Picar ajos, perejil y almendras tostadas en el mortero, y al final de la cocción poner en la cazuela.
Se puede añadir un allioli por encima o bien en una salsera a parte.
Este plato es típico de la Ciudad de Mataró provincia de Barcelona (España) Catalunya.





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PASTEL DE LOS NOVIOS. LA ROCHELLE ESCUELA DE COCINA Y PASTELERÍA (ARGENTINA)

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Ingredientes:


Masa:

  • 350 Gramos de Harina 000
  • 150 Gramos de Manteca
  • 1 Cucharada de Canela
  • 100 Gramos de Azúcar
  • 3 Yemas
  • 1/2 Vaso Vino Dulce
  • 1 Cucharadita de Sal Fina
Relleno:
  • 1/2 Pollo Hervido en Caldo de Vegetales, deshuesado y picado (reservar una taza del caldo filtrado)
  • 3 Cebollas
  • 50 Gramos de Manteca
  • 5 Orejones (Duraznos pasas, deben estar remojados durante 6 horas, hervidos hasta que estén tiernos y escurridos)
  • 30 Gramos de Pasas de Uva
  • 30 Gramos de Aceitunas Verdes
  • 3 Huevos Duros
  • 1/2 Cucharada de Pimentón Dulce
  • Sal, pimienta
Cubierta:
  • 3 Claras
  • 4 Cucharadas de Azúcar

Preparación:

Masa:
1- Colocar en un bol la harina, la manteca a temperatura ambiente, la canela, el azúcar, el vino, las yemas y la sal.
2- Mezclar los ingredientes hasta formar un bollo tierno que no se pegue en las manos. Dejar reposar unos minutos.
Relleno:
1- Una vez hervido el pollo en el caldo de vegetales, se lo deja enfriar en el mismo caldo, luego descartar los huesos, picar o cortar en tiras groseramente y reservar.
2- Cortar las cebollas en brunoise y saltearlas en manteca.
3- Agregar el pollo reservado, saltear y condimentar con sal, pimienta y pimentón dulce.

4- Incorporar los orejones picados al relleno junto con las pasas y las aceitunas fileteadas.
5- Rociar la preparación con un cucharón del caldo de pollo y cocinar 5 más.

6- Cortar la masa en dos porciones. Estirar una de ellas y forrar un molde desmontable para horno, previamente enmantecado. Colocar el relleno y sobre éste los huevos duros cortados en cascos.

7- Estirar la masa restante y cubrir el relleno, cerrar realizando un repulgue. Cocinar en horno moderado 25, hasta que la masa esté dorada.
Cubierta:
1- Batir 3 claras hasta que estén espumosas e incorporarle 4 cucharadas de azúcar.
2- Seguir batiendo hasta lograr un merengue firme.
3- Cubrir el pastel con el merengue y gratinar en horno caliente hasta que esté ligeramente dorado.

Servir calentito, acompañado de un buen vino tinto y fundamentalmente de buena compañía.
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BAKED-MIXED VEGETABLES (BRIAMI). VEFA ALEXIADOU (GRECIA)

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Serves 6
Preparation time 45 minutes
Cooking time 45 minutes

  • 4 medium eggplants
  • 4 medium zucchini
  • 4 medium potatoes
  • 2 thick carrots
  • 1 green and 1 red bell pepper
  • 1 long green hot pepper, thinly sliced (optional)
  • 1 large onion, thinly sliced
  • 1/4 cup (60 ml) olive oil
  • 1½ cups (360 ml) tomato juice
  • 2-3 cloves garlic, slivered
  • 1/4 cup finely chopped parsley
  • salt and pepper

Rinse and trim the eggplant and zucchini and cut into large pieces. Lightly salt each and allow to drain in separate colanders for 30 minutes. Rinse and drain on paper towels. Peel the potatoes and carrots, deseed and devein the peppers, and cut all the vegetables into same-size pieces. Lightly fry the vegetables in olive oil and arrange in a large ceramic or glass baking dish. Heat the oil and sauté the onion and garlic, add the tomato juice, salt and pepper and cook until the sauce thickens. Stir in the parsley and pour over the vegetables. Mix lightly and bake the “briami” in a preheated 350°F (175°C) oven for about 45 minutes or until the vegetables are lightly browned on the surface and the pan liquid has cooked down to the oil. Cover the dish with aluminium foil, if the vegetables are getting brown quick. Serve the dish hot or at room temperature.


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